
Amedeo Minghi : poeta, cantautore, cantore dell’animo umano. Da sempre, al centro del suo mondo musicale pulsa il cuore dei sentimenti. Autore e interprete di autentici gioielli musicali per intensità narrativa, con le sue melodie commenta e descrive l’amore nelle declinazioni più variopinte. Minghi ha davvero molti successi che hanno contraddistinto la sua lunghissima carriera, capolavori che lo hanno fatto amare dal pubblico: da 1950, una delle canzoni che maggiormente lo rappresenta, a La vita mia; da L’immenso a Cantare è d’amore, fino a Vattene Amore, forse il brano più noto al grande pubblico, cantato in coppia con Mietta a Sanremo del 1990. Le sue sono canzoni emblematiche che hanno lasciato una impronta indelebile nella storia della musica italiana d’autore.
Alla sede della Stampa Estera di Roma, dove lo abbiamo invitato per una chiacchierata, conferma subito di essere molto legato alla cultura francese, come tutti coloro della sua generazione sono legati ai poeti francesi (Minghi ha pure musicato, tra gli altri, Baudelaire) Si dichiara influenzato dagli chansonnier francesi, anche se non tanto all’inizio della carriera: molto di più durante gli anni in cui ha iniziato a suonare nei teatri, quando si è accorto che si stava comportando come loro. Il suo anfitrione è stato comunque Giorgio Gaber, “ che ha insegnato a tutti come si sta da soli su un palcoscenico”. Per il resto, essendo nato nel mondo delle canzoni d’autore, è Domenico Modugno che lo ha sicuramente influenzato maggiormente.

E’ uscita a novembre scorso la sua ultima fatica musicale, “Anima sbiadita”, prodotta da La Sanbiagio Produzioni. Dopo anni di silenzio compositivo, Amedeo Minghi è tornato, e ha ripreso il posto che gli spetta: quello tra i migliori cantautori del nostro Paese. E a proposito di cantautori, iniziamo la nostra intervista ricordando subito il più bravo di tutti, Domenico Modugno, a poco più di trent’anni dalla sua morte.
Maestro, iniziamo ricordando insieme a lei il talento di Domenico Modugno, che inaugurò in Italia un grande filone della canzone d’autore, quello influenzato dalla tradizione francese dei chansonniers, che fu poi proseguito da nomi come Gino Paoli, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi, Fabrizio De André, e in cui si possono far rientrare anche protagonisti come Enzo Jannacci e Giorgio Gaber.
Mimmo ha saputo coniugare la tradizione italiana con una internazionalità che era tutta sua. Soltanto lui ha avuto un numero notevolissimo di successi mondiali. Io penso che con il tempo (forse) solo Lucio Dalla potrà sfiorare il successo di Modugno. La sua grande caratteristica era conservare la tradizione, ma essendo per quei tempi modernissimo. Ricordare artisti di tal portata non basta mai. Bisognerebbe farlo molto di più. Lui ha segnato un punto di svolta enorme nella musica italiana, l’ha cambiata completamente. Un po’ come poi nel 1960 è toccato ai Beatles con il mondo pop. Mimmo ha portato grandi novità, cambiando l’assetto musicale. Ha avuto successo sia in italiano che in siciliano (lui che era pugliese), ed anche in napoletano. E’ stato davvero un grande artista.
Lei è un cantautore immerso nei tempi. Cattolico praticante, ha musicato ad esempio testi sacri legati al mondo della fede come Il Cantico delle Creature e le Beatitudini, e ha dedicato un brano a Papa Giovanni Paolo II: “Un uomo venuto da lontano”, scritto insieme a Marcello Marrocchi.
Sì. Ho anche eseguito nel 2008 Gerusalemme in Terra santa, con l’israeliana Gabriel Orit e l’arabo-palestinese Hakeem Abu Jaleela, segno di incontro concreto tra i due popoli. Questa vicenda della guerra è purtroppo il più grande business del pianeta: penso che non potrà mai finire.
“Anima Sbiadita” è stato descritto dalla stampa come l’album della maturità. Maturità e riflessione.
E’ un concept album che si compone di undici brani inediti. Maturità non saprei, di testa ho ancora diciotto anni (sorride). E’ un album completo, molto mio, molto personale. L’ho scritto quasi in solitudine. Ci ho pensato un bel po’ prima, e poi una volta entrato in studio ho dato corso all’istinto. E’ molto cantautoriale, per rispondere alle esigenze di un mercato che di questo ha bisogno: di sentimenti veri, reali. Di musica sentita, amata. Efficienza tecnologica fino ad un certo punto: non bisogna per forza strizzare l’occhio ai followers comprati (e lo sottolineo: comprati!), al programma tv, alle radio, ai talent show. Quello che si vede in rete va filtrato. Andrea Arena mi ha aiutato a programmare, ha fatto anche alcune chitarre dove servivano. Il disco nel complesso l’ho però realizzato e arrangiato io.
La poesia per lei è qualcosa che si trova fuori, ispirati dalla quotidianità, o che viene da dentro? Dai ricordi, dalla vita vissuta?
Dai ricordi sicuramente, sono fonte di ispirazione inesauribile per raccontare l’esistenza. Raccontando di vita, posso raccontare solo di quella che ho vissuto. Quella che ancora non ho vissuto, non la posso conoscere. E come ho già cantato in una mia canzone, i ricordi non passano mai.
Qual è l'ispirazione principale dietro “Anima Sbiadita”?
Il mondo. Questo mondo sbiadito, affaticato, distratto. Pericolosamente sull’orlo di un baratro, perché stiamo correndo a velocità pazzesca verso non si sa che cosa, e a fari spenti.
Come descriverebbe il processo creativo durante la produzione?
Quasi sensitivo, nel senso che io ho scritto queste canzoni, poi ho lasciato ciascuna di esse macerare in testa. Si sono formate da sole, ripensandole. E’ un disco molto interiore, direi “psichico”. La forma di canzone è stata assunta quasi sognando.
In che modo questo nuovo album rappresenta un'evoluzione rispetto ai suoi dischi precedenti?
Nell’immediatezza. Ho sempre scritto brani più lunghi di questi, con tanti respiri. Ho sperimentato di tutto. Oggi, direi che ho guadagnato velocità nello scrivere.
Ha un brano preferito? E cosa lo rende speciale?
Il brano che più di tutti spiega l’intero disco è il primo, che tra l’altro sorprende maggiormente: Tu non giochi più. Tra questo ed il finale, A.Mi, troviamo la sintesi di un lavoro che - ricordiamolo - è un concept album.
Qual è il messaggio che ha voluto trasmettere?
Di non sprecare tempo, perché il tempo non si compra da nessuna parte. Una volta che è trascorso, nessuna banca che lo ridia indietro, nessuna posta che lo possa risarcire. Quando è passato, non torna.
Può parlarci del team di produzione dell’album?
Siamo io ed Andrea Arena. Andrea Montemurro, bravissimo scrittore, ha collaborato con me a livello testuale in alcuni brani. Per il resto – ripeto – è un disco quasi in solitaria. Volutamente.
Il titolo da dove deriva?
Me lo ha dettato il mio discografico e manager, Carlo Sanna. Trovo sia bellissimo.
Che differenza esiste, per un cantautore come lei, tra lavorare nelle piazze o nei teatri?
A livello di pubblico un’enormità, a livello di sostanza non cambia molto. Io ho un pubblico veramente eccezionale, che con me ha un rapporto molto intenso. Riesco a cantare quasi le stesse canzoni che faccio in teatro anche davanti a diecimila persone. Io ed il mio pubblico siamo amici da tanti anni, e ci fidiamo reciprocamente.
In questo nuovo progetto a tratti sembra che lei abbia abbandonato un po’ le atmosfere sognanti per esplorare tematiche più concrete. E’ una disamina corretta?
Direi di sì. Io le canzoni, in fondo, le ho scritte tutte. Ho sperimentato il melodramma, il jazz, il pop, il rock. Dentro la mia esperienza esiste un mondo vasto, dalla musica religiosa alla musica di immagine.
Avvertiamo una dimensione emotiva profonda ascoltando “Anima sbiadita” nel complesso. E’ forse dettata anche dal fatto che sono passati alcuni anni dalla morte della sua amata moglie, ed era arrivato il momento “giusto”?
Può darsi. Non lo escludo. E’ un disco molto interiore, è possibile che sia così. In ogni caso, la morte non si supera mai. Negli anni ho perso anche fratelli, sorelle… certi lutti non passano.
Lei è un cantante di respiro internazionale. Ha scalato classifiche internazionali con brani come, ad esempio, L’Immenso.
Sì, vero. Di respiro internazionale sono anche pezzi come Vita mia, Cantare è d’amore, Notte bella magnifica, I ricordi del cuore. Hanno scalato classifiche di mezzo mondo. Di diffusione europea ed oltre sono poi le colonne sonore composte per la serie fantasy di Fantaghirò : Mediaset la vendette in 80 Paesi.
Ha iniziato negli anni '70 con canzoni che mescolavano pop, canzone d'autore e influenze melodiche italiane.
Sono tanti i miei brani celebri: oltre a quelli citati poco fa, anche canzoni come 1950, Vattene Amore, Amarsi è, Canzoni… Il mondo stava cambiando, ed anche la musica. Eravamo alla ricerca di uno stile. Eravamo ragazzi, io ed i miei coetanei, alla ricerca di una strada. Ho scritto in carriera come autore anche per metà dei cantanti italiani.

E poi arriva nel 1990 Vattene Amore, cantata in coppia con Mietta. Un successo incredibile. Terza al Festival di Sanremo, ma soprattutto uno dei brani più celebri della storia della canzone italiana, che la impone fra i protagonisti della musica degli anni Novanta.
I successi sono così : imprevisti, sorprendenti. Soprattutto uno così popolare come lo è stato per quel brano, andato fortissimo anche in Francia. Vattene amore ha un testo filosofico. Si parla non di un vezzeggiativo, ma di qualcosa a cui non si vuole arrivare per non instupidirsi fino al punto di dirselo. Mentre la gente ha interpretato a modo suo, ma alla fine lo abbiamo spiegato.
Sono otto i Festival di Sanremo a cui hai partecipato, è corretto?
Troppi, la metà sarebbe bastata (sorridiamo insieme).
Il 75esimo Festival di Sanremo è terminato da poco. Non le manca un po’ la Città dei Fiori?
Romanticamente sì, mi ricorda la giovinezza. Il mio debutto sanremese è con 1950, alla 33^ edizione del Festival. La canzone non si qualificò dopo la prima serata. Mia moglie si era comprata il vestito nuovo per il sabato ed eravamo pieni di speranza, ma dovemmo tornare via anzitempo.
Quanta musica ha pubblicato nel corso della carriera?
Tanta. Avrò un centinaio di pubblicazioni.
L’ album prediletto?
Quest’ ultimo, “Anima Sbiadita”.
E il suo brano che ritiene più importante?
L’immenso.
Ha ricevuto premi e riconoscimenti, sia in Italia che all'estero. A quale è più legato?
Alla cittadinanza onoraria di Mont-Saint-Michel, nel marzo 2008. Cantai dentro all’Abbazia. Esperienza meravigliosa.

L’ultima volta che si è recato in Francia?
Molti anni fa. Dopo la morte di mia moglie Elena, nel 2014 , non sono più andato.
Per concludere: a seguire “Anima Sbiadita”, che cosa ci sarà?
Beh, se è sbiadita, non sto vedendo bene! Faremo un po’di luce (sorride ancora).
Lisa Bernardini
Comments