Siamo orgogliosi di aver avuto la possibilità di intervistare una icona del jazz moderno come Sarah Jane Morris. Inglese, cantautrice, con una carriera trentennale, durante la quale ha raccolto un pubblico internazionale fedele e affettuoso. Ha suonato con molti gruppi nel corso degli anni, spaziando con la sua voce unica tra blues, rock, jazz e soul.
Artista appassionata e dalla grande anima, il prossimo 26 marzo, presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica in Roma, è previsto un atteso concerto dove Sarah Jane Morris eseguirà “The Sisterhood”, il suo ultimo album. Con Tony Remy alla chitarra elettrica e acustica, sarà accompagnata sul palco dalla sua storica band.

“The Sisterhood” è un album che ha presentato al pubblico lo scorso anno. Cosa l’ha ispirata a rendere questo omaggio a dieci meravigliose cantanti?
“The Sisterhood”, in tutto il suo splendore, è stato lanciato in occasione della Giornata internazionale della donna 2024 al “The Alexandra Palace Theatre” di Londra, con una band di 12 elementi e un coro di 40 elementi. Quest’anno, sempre in occasione della Giornata internazionale della donna e sempre a Londra, eseguirò la versione acustica di questo progetto al “The Coronet Theatre”.
Durante il secondo lockdown per il Covid sono stata ispirata a scrivere le biografie di dieci cantautrici che ritengo abbiano contribuito a creare la musica popolare. La lista che ho stilato è molto particolare, e vedo il progetto come un passaggio di testimone da sorella a sorella. Mi sono dedicata con grande rispetto alla storia delle loro vite; la musica è stata scritta insieme a Tony Remy, che è il mio collaboratore in questo progetto. Ed abbiamo deciso di scriverla nel genere per cui ogni particolare artista era nota.
Veniamo ai dieci nomi: Bessie Smith, Billie Holiday, Nina Simone, Miriam Makeba, Aretha Franklin. E poi Janis Joplin, Joni Mitchell, Rickie Lee Jones, Annie Lennox ed infine Kate Bush. Tra queste grandi artiste, ce n'è una che più di tutte l’ha ispirata nella carriera?
Nina Simone. Ho trovato una grande ispirazione nella sua vocalità, e nella sua abilità di scrittura: canzoni appassionate, a volte di ispirazione politica. Ho visto Nina esibirsi tre volte, ma purtroppo non ho mai avuto l’occasione di incontrarla. Ho sentito in verità una profonda affinità anche con Rickie Lee Jones, che si esibisce ancora oggi e mi ha mandato un messaggio di ringraziamento molto intenso quando ha sentito la sua canzone, dicendo che le ero entrata davvero nel cuore.

È scontato che lei ami la musica jazz/soul moderna: cosa l’ha spinta ad apprezzare questi stili musicali?
La mia adolescenza risale agli anni '70, quando il contesto musicale era estremamente eclettico. C'erano Sly e The Family Stone, Motown con Marvyn Gaye e Stevie Wonder, Nina Simone, Joni Mitchell, Bobby Womack e molto altro da ascoltare e da cui trarre ispirazione. Billie Holiday e Sarah Vaughn e Della Reece ed Etta James, Dinah Washington, Millie Jackson: mi hanno tutti ispirata. Non ho mai studiato musica, quindi tutto ciò che faccio, dal canto alla scrittura, è a orecchio e ad istinto. Ho ascoltato tanti tipi di musica mentre sviluppavo il mio stile, ed ho preso un po' qui e un po' lì, come in una ricca ricetta.
Il jazz/soul moderno è nato e si è sviluppato principalmente negli USA. Quale contributo, oltre al suo, hanno offerto gli artisti britannici a quegli stili musicali?
Abbiamo grandi artisti soul e jazz in Inghilterra, alcuni vi sono nati e altri si sono stabiliti qui. Abbiamo avuto Amy Winehouse per un periodo molto breve (ho appena scritto una canzone su di lei per “The Sisterhood” Volume II). Amy combinava un approccio alla Sarah Vaughn con il sound di Phil Spectre e ha creato il proprio unico sound. Abbiamo avuto i Galliano durante la scena Acid Jazz. Anche gli Incognito, Carmel e Liane Carroll, per citarne solo alcuni.
Ha cantato in molti Paesi: qual è stato quello più ricettivo alle sue scelte musicali?
L'Italia mi ha sempre aperto le braccia, lo fa da 46 anni, e ha accettato ogni mio cambio di stile. Mi sento amata e apprezzata in Italia. Amo esibirmi anche in Francia, Germania e Austria, dove il pubblico è meraviglioso ed entusiasta. I festival canadesi e americani sono infine molto emozionanti.
Quali sono le caratteristiche vocali e spirituali che un cantante deve avere per interpretare appieno l'anima della sua musica?
Ogni cantante ha bisogno di dare un significato a ciò che canta. Ogni parola deve essere voluta. Non devi nemmeno essere un cantante straordinario, ma per rispetto del pubblico e della canzone, hai l’obbligo di significare ciò che canti. Il pubblico vuole essere commosso, trasportato come in un viaggio. Rispetta sempre il tuo pubblico, e così non potrai mai sbagliarti.
Il suo rapporto con l’Italia: cosa l’ ha colpita di più del Belpaese?
Ho vissuto a Firenze nel 1980 quando cantavo in una rock band e facevo da spalla a Gianna Nannini. L'Italia è stato il primo Paese in cui ho viaggiato. Ha un posto importantissimo nel mio cuore. Mi esibisco in Italia più della maggior parte degli artisti internazionali, e ne vado orgogliosa.
Qual è il complimento professionale più bello ricevuto?
Jerry Ragavoy, autore di “Piece of My Heart”, grande successo di Janis Joplin, ha detto che ero ciò di più vicino a Joplin che lui avesse mai sentito.

Quali sono i suoi progetti per i prossimi due anni?
Sono nel bel mezzo della scrittura del Volume 2 di “The Sisterhood”, e finora ho scritto di Amy Winehouse, Tracy Chapman, Sinead O Connor, Patti Smith, Peggy Seeger (che tra l’altro compirà 90 anni questa estate), e sono nel bel mezzo della scrittura di Dolly Parton ed altri. Spero di lanciare questo lavoro il giorno della Giornata internazionale della donna 2026 alla Union Chapel di Londra.
Inoltre, ho un nuovo album con il “Solis String Quartet” che uscirà in primavera, intitolato “Forever Young”, che è il nostro secondo album insieme. Il “Solis String Quartet” è di Napoli e lavoriamo insieme da oltre 30 anni. L'album celebra grandi cantanti che sono morti all'età di 27 anni, da Janis Joplin ad Amy Winehouse, da Jim Morrison a Kurt Cobain, da Jimi Hendrix a Otis Redding. Il primo singolo già uscito al momento è la nostra versione della canzone di Amy, “Love is a losing game". Voci e chitarre sono una combinazione meravigliosa. Ad aprile pubblicherò un duetto che ho registrato con Mario Biondi, carissimo amico. E sto scrivendo la mia autobiografia come un testo teatrale.
Se potesse esprimere un desiderio professionale e uno personale, quali sarebbero?
Mi piacerebbe continuare a cantare e scrivere fino ad 80 anni e anche più. Soffierò sulle 66 candeline il primo giorno di primavera, e al momento la mia voce e la mia creatività sono le migliori che abbia mai avuto. Che questo possa durare a lungo!
Infine, i nostri lettori vogliono sicuramente sapere quale è stato - o è ancora oggi - il suo rapporto con la musica francese.
Negli anni '80 avevo un forte legame con la Francia per via dei “The Communards” e del nostro successo in terra francese . Ci siamo esibiti per una settimana a Parigi, nel tempio de “L'Olympia”, e due volte a “Le Zénith”, con i “The Communards” e con i “Simply Red”. Esibirsi a “L'Olympia” è stato uno dei momenti più importanti della mia carriera. Abbiamo partecipato in Francia a molti programmi TV, e in diverse occasioni ci siamo esibiti negli stessi show di “Les Rita Mitsouko”, gruppo pop rock francese che adoro. Se la Piaf fosse stata una cantautrice, avrei sicuramente scritto una canzone su di lei. Il mio primo marito David Coulter, che parla fluentemente francese, faceva parte dei “The Pogues”, ma è stato anche nella band di Arthur H, il figlio di Jacques Higelin. Il mio batterista Martyn Barker ha realizzato molti album con il meraviglioso Alain Bashung. Il mio secondo marito Mark è un artista e ha studiato e vissuto come giovane artista a Saint-Paul-de-Vence. Mark ha avuto modo di conoscere bene James Baldwin, che ha vissuto lì mentre anche Mark viveva ancora lì. L'ultima volta che mi sono esibita a Parigi è stato quando è uscito il mio album “Bloody Rain”, nel 2014. Questo album conteneva canzoni originali influenzate da melodie e ritmi africani, co-scritte con Dominic Miller (braccio destro di Sting, e che vive a Parigi) e con il mio principale coautore Tony Remy. E’ stato album della settimana su "Le Monde". Insomma, voglio tornare presto in Francia!
Intanto, ecco qualche suggerimento di ascolto:
'Jazz Side of The Road' for Rickie Lee Jones :https://youtu.be/LbKLjw-VPPM?si=VGJlb6e3XZzhcEvK
'Sisterhood' for Aretha Franklin : https://youtu.be/e6OkR6hN1HY?si=5jB3XvVDLsUlEiM2
'Junk in My Trunk' for Billie Holiday: https://youtu.be/nvimsrN_C2A?si=ClTGDIZny0swwTRT
'Tomorrow Never Happens' for Janis Joplin :https://youtu.be/nvimsrN_C2A?si=ClTGDIZny0swwTRT
Lisa Bernardini
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