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Ilario Bortolan, Cavaliere di Gran Croce che guarda alla Francia

Dernière mise à jour : 24 juin

L’ Associazione Internazionale Regina Elena fu fondata in Francia nel 1985. La delegazione italiana risale al 1989, con sede a Modena. Onlus dal 2000, Organizzazione di Volontariato dal 2020. Il 28 novembre 1985 l’Associazione si è messa sotto la protezione della Beata Vergine del Santo Rosario e come patroni internazionali ha scelto tre apostoli della carità: Martino, Maurizio e Rocco, che sono scolpiti nella sua “Medaglia della Carità”. Alla Presidenza Internazionale onoraria dal 10 marzo 1994 c’è S.A.R. la Principessa Reale Maria Pia di Savoia - Borbone Parma, mentre Presidente internazionale  è S.A.R. il Principe Sergio di Jugoslavia. Infine, Presidente nazionale è il nostro interlocutore di oggi, il Cavaliere di Gran Croce Ilario Bortolan.

 

Potrebbe raccontarci qual è stato il percorso che l'ha portata ad assumere la Presidenza Nazionale dell'Associazione Internazionale Regina Elena? Quali esperienze personali o professionali ritiene siano state più significative in questo ruolo?


 

Sono nato a Biella nel 1948 e ho sempre abitato e lavorato in questa belle zone del Piemonte, anche se le mie ascendenze sono venete. Sono stato Consulente del Lavoro oltre a Ragioniere Commercialista, e mi sono dedicato per anni all'Ordine del Consulenti del Lavoro, sia in provincia che a livello regionale e nazionale, dove ho avuto l'onore di rappresentare il Piemonte come consigliere.

Nel 2004 sono stato eletto sindaco del comune di Piedicavallo (BI) e ho cercato di tutelarne il patrimonio e le tradizioni, tra le quali la presenza periodica della Regina Margherita e di un teatro a lei dedicato che necessitava di un restauro importante.

Ho invitato all'inaugurazione dei lavori l'unico principe sabaudo molto legato al Piemonte, Sergio di Jugoslavia, figlio della primogenita di Umberto II e Maria José. Con gratitudine ho accettato la richiesta del Principe di collaborare con l'Associazione Internazionale Regina Elena da lui presieduta dal 10 marzo 1994. Si sono succeduti nel tempo diversi eventi significativi, in particolare la mia nomina a delegato nazionale per le attività a favore della pace, la cittadinanza onoraria al Sodalizio, la partecipazione a tante missioni umanitari guidate personalmente dal Principe in Italia e all'estero, e l'Appello di Pace a tutti i capi di Stati che lanciò il 5 settembre 2007 dal più alto rifugio europeo, la Capanna Regina Margherita, dove posò una targa bronzea di 33 kg che ricorda l'Appello, con il patrocinio dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro.

Da allora fu deciso di riprodurre in formato ridotto la targa e di conferirla ad autorità ed enti istituzionali che agiscono per la pace. Tra le prime consegne, quella a Papa Benedetto XVI in Vaticano, al Principe Sovrano di Monaco Alberto II a Monte Carlo, al Senato e alla Camera dei deputati nei 150 anni dell’Unità d’Italia fino alla Colombia, alla Polonia, al Convento di San Pio a Pietrelcina, all’Abbazia di Monte Cassino e, il 6 aprile 2025 -  durante il nostro pellegrinaggio giubilare - al Santuario di Campagnano di Roma.


Come possiamo descrivere  l'Associazione Internazionale Regina Elena?

È un'associazione di volontariato indipendente che festeggia quest'anno i primi 40 anni della sua fondazione in Francia. E’ apolitica e apartitica e le sue spese di gestione e di amministrazione sono inferiori allo 0,30% del valore dei beni distribuiti gratuitamente. È composta solo da volontari e non riconosce rimborsi spese, neanche al presidente!

Le sue attività sono spirituali, caritatevoli e culturali, in favore della legalità, dell'infanzia, della memoria e della pace. Tra le opere di beneficenza ci sono oltre 100 interventi nelle missioni di pace internazionali dell'ONU, della NATO e dell'UE. L'ultimo carico di 4 container di cui ci siamo occupati è stato per il Libano.


Qual era l'intento originale dei fondatori? E come questi principi guida si riflettono ancora oggi nella missione e nelle attività dell'Associazione?

All'origine volevamo costruire un monumento dedicato alla Regina Elena a Montpellier vicino alla sua tomba provvisoria; poi, dopo l'inaugurazione con oltre un migliaio di persone 37 anni dopo la sua morte in esilio, la Provvidenza ci ha fatto continuare nello spirito che ho descritto.


L'Associazione è definita “Internazionale”: in quali Paesi, oltre all'Italia, è presente e attiva?

In 56 Paesi, e facciamo parte della Protezione Civile. Ne sono presidente nazionale dall'8 novembre 2014, sono succeduto al caro Generale Ennio Reggiani, un gentiluomo emiliano che si è molto prodigato. Ho un vicepresidente vicario lombardo e tre vicepresidenti: due piemontesi e uno campano presente all’ultima nostra cerimonia di Campagnano, il Generale di Divisione Giovanni Albano, Cavaliere di Gran Croce nell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.


 

Può farci un esempio di un'iniziativa o un progetto particolarmente significativo realizzato all'estero negli ultimi anni?

Abbiamo inviato 13 TIR in Polonia per le vittime della guerra in Ucraina, 6 in Marocco dopo il terremoto, 5 in Spagna dopo le inondazioni, per esempio.  Abbiamo una forte presenza in Terra Santa e in Libano dal 1994, da un decennio assistiamo le opere del Patriarcato d'Antiochia dei Siri che ha sede in Libano, da anni la Custodia di Terra Santa a favore dei bambini anche in Siria.


Si parla molto della "Targa della Pace" conferita dall'Associazione. Qual è il suo significato profondo? Quali sono i criteri principali che guidano la scelta dei destinatari?

Siamo in un periodo in cui “pace" è una parola usata da tutti, anche da chi poi promuove od alimenta guerre. Forse il rischio potrebbe essere quello di una generale percezione di retorica, alla ricerca di coerenza tra parole e azioni per dare maggiore forza al messaggio. In un mondo dove i conflitti si moltiplicano, dove la comunicazione è spesso polarizzata e la sofferenza è normalizzata, dire “pace” può suonare vuoto se non ci si interroga su che tipo di pace vogliamo, per chi, e a quale prezzo. Usare questa parola è oggi sicuramente necessario. Tuttavia, forse, non è più sufficiente usarla da sola: deve essere rinnovata, riempita, incarnata. Non basta nominare la pace: bisogna viverla e insegnarla, in particolare ai giovani.

 

Qualche esempio di assegnatario illustre della “Targa della Pace”?

Per le prime 45 targhe piccole, l’elenco è sul nostro sito ufficiale; a questo si aggiunge il recente appuntamento di Campagnano. Le Targhe grandi sono state consegnate ed installate a Capanna Margherite, a Piedicavallo e a Oropa.

 

Ci sono stati vostri eventi particolarmente significativi  che hanno generato un impatto importante, a suo parere?

Uno dei contributi è la Tavola rotonda internazionale sulla pace, creata nel 2006 a Pompei dal Generale Albano. In meno di 20 anni ne abbiamo realizzate quasi 1.100 in 156 Paesi e in tutte le province d'Italia. Alcune sono più specializzate, per esempio quelle dedicate alla pace nel Mediterraneo. Il Generale Albano ne ha organizzate tre: la prima a Pompei, la seconda a Napoli e il 7 marzo 2025 a Torre Annunziata. L'ultima ha coinvolto le tre religioni del Libro e hanno partecipato numerosi oratori qualificati, tra i quali un rabbino, un cappellano dell'Ordine di Malta e un imam sunnita, oltre al Presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana.

Esistono personalità di spicco particolarmente legate all'Associazione Regina Elena e che ne hanno sostenuto le iniziative in modo significativo: ne accenniamo?

Tra i nostri presidenti onorari ci sono due delle cinque Medaglie d'Oro al Valor Militare in vita, la decana Prof. Paola Del Din Carnielli e il più giovane, Sergente Andrea Adorno; il fratello Alessandro del Venerabile Salvo D'Acquisto, Vicebrigadiere dei Carabinieri Reali che si immolò volontariamente a meno di 23 anni per salvare 22 ostaggi dei nazisti il 23 settembre 1943; don Eugenio Ruspoli dei Principi di Poggio Suasa, figlio della Medaglia d'Oro caduta a El Alamein. E poi il Dr. Gabriele Albertini, già Sindaco di Milano; il Duca don Vincenzo de' Giovanni Greuther di Santaseverina, il Barone Francesco Ventura; presidente d'onore il Prof. Avv. Emmanuele Emanuele di Villabianca Barone di Culcasi, già Presidente della Fondazione Roma e della Fondazione Internazionale Terzo Pilastro. Sono tante le figure da ringraziare per la loro vicinanza alla nostra Associazione, impossibile ricordarle tutte.


Progetti e attività future?

Tanti, e probabilmente molti di più dopo la pubblicazione di questa intervista. Teniamo molto anche ad un Premio annuale internazionale di giornalismo e comunicazione, “La Rosa d’Oro”, che abbiamo da nove anni, con finalità di incentivare la corretta informazione e il riconoscimento dell’impegno professionale di giornalisti e comunicatori. Vincono i migliori elaborati, ed i riconoscimenti non sono in denaro – in linea con lo spirito generale che ci anima - ma in diplomi e targhe. Sono inoltre previste “menzioni speciali” assegnate su segnalazione del Presidente e dei membri della giuria, e la partecipazione è gratuita e riservata a giornalisti (pubblicisti e professionisti) iscritti all’Ordine Nazionale dei Giornalisti italiani, a giornalisti europei, addetti stampa e comunicatori della pubblica amministrazione, di associazioni o aziende italiane ed europee.

 

Ci sono nuove direzioni che intendete esplorare?

Siamo fedeli ai primi 40 anni, ma siamo pronti ad intervenire anche in altre direzioni.

Un'opera importante è la beatificazione della Regina Elena. Il comitato creato ad hoc alla nostra fondazione in Francia è stato trasferito in Italia nel 2024, e il suo presidente è il giornalista e scrittore Dr. Luciano Regolo, condirettore del settimanale "Maria con Te". In conclusione. La figura di Elena Petrovic Njegosh del Montenegro al centro di questa nobile Associazione è insignita di oltre trenta riconoscimenti stranieri. La sua eredità viene promossa e resa attuale nei servizi gratuiti al prossimo, che vengono svolti sempre con abnegazione e fedeltà.


Il pensiero finale del presidente Bortolan, prima di salutarci, è rivolto ai giovani, molti dei quali partecipano alle attività della Onlus.  Purtroppo, con l'ingresso nel mondo del lavoro o la fine dell'università, tanti si trasferiscono o hanno altre priorità naturali: il matrimonio, la famiglia, la professione. E dunque l’Associazione ha un vuoto, dopo i 25-27 anni di età, ma in caso di necessità, Bortolan sottolinea che le giovani generazioni tornano sempre, come è stato sperimentato durante il tragico periodo del Covid19, all’insegna di quei valori condivisi e ben sintetizzati da Papa Leone XIV: fede, speranza ed amore.


Lisa Bernardini

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