Intervista al fotografo EURO ROTELLI sul progetto fotografico “Permis de démolir”.
“Da molto tempo sentivo il bisogno di esprimere le mie sensazioni ed emozioni riguardo il fenomeno migratorio attraverso la fotografia, ma volevo andare oltre la documentazione della sofferenza e della tragedia di questo fenomeno, già ampiamente documentato. Volevo investigare e cercare soprattutto esempi di speranza e coabitazione oltre le situazioni tristi e disperate.
Istintivamente sentivo che avrei trovato quello che andavo cercando a Parigi, dove l’immigrazione è forte e presente da lungo tempo” – ecco come ha presentato qualche anno fa il suo progetto fotografico il fotografo Euro Rotelli. Un progetto che torna ciclicamente alla ribalta.
Euro Rotelli è un fotografo toscano che si è trasferito in Friuli. Arriva alla fotografia dalla pittura. La fotografia non solo è il suo lavoro, ma anche il suo mezzo espressivo ideale. Diventa prima fotografo pubblicitario, dedicandosi contemporaneamente alla ricerca. Lo attraggono allo stesso modo i paesaggi e le persone, che ritrae con personali sperimentazioni in camera oscura.
L’uso della Polaroid costituisce una fase fondamentale del suo percorso artistico. Questo tipo di pellicola gli permette infatti di intervenire “manualmente” sulla fotografia e sperimentare procedimenti di sviluppo e stampa, con risultati sempre diversi e originali.
Realizza cataloghi d’arte, pubblicazioni e calendari, opera nel campo della pubblicità e si occupa delle campagne pubblicitarie di importanti aziende. Indaga e interpreta città e territori sia su commissione che per ricerca personale. Fotografo pluripremiato a livello internazionale, è legato molto alla Francia, dove si reca spesso. Del resto, è un nome noto del collezionismo, sia in Italia che all’estero. E- si sa- la Fotografia in terra di Francia è sacra.
PERMIS DE DEMOLIR in cosa consiste?
Un’amica architetto che vive a Parigi gli ha suggerito Saint Denis e Aubervilliers, quartieri protagonisti di un fenomeno di cambiamento e movimento inarrestabile e tema della sua tesi di laurea dal punto di vista urbanistico. Lei stessa ha accompagnato Euro Rotelli la prima volta facendogli da guida e spiegando la situazione del luogo.
Approfondiamo con lui a Roma, dove è di passaggio per un incontro di lavoro, questo progetto così interessante.
Euro, spieghiamo qualcosa in più sul perché lei ha scelto la trasformazione del quartiere La Plaine Saint Denis-Aubervilliers come soggetto del suo progetto fotografico.
“A determinare la mia scelta non sono state le persone incontrate durante le mie visite, la scoperta di case fatiscenti e in parte già abbattute per far posto a nuovi edifici, bensì i numerosi cartelli affissi su case e muri che recavano la scritta PERMIS DE DEMOLIR.
In quella frase c’era tutta la spiegazione del mio progetto, il concetto che volevo rappresentare: la demolizione della casa che equivale alla demolizione interiore dell’individuo, la perdita della sua identità, la solitudine e il disorientamento di chi deve ricominciare daccapo e ricollocare la sua vita in un altro luogo”.
Perché la fotografia è rilevante in questo suo progetto?
“Ho letto molto riguardo queste tematiche, da articoli a testi di autori famosi, come poesie e romanzi che mi hanno ispirato moltissimo e hanno costituito una base fondamentale per questa mia indagine. Io sono fotografo e mi esprimo con il mezzo fotografico. Per me è stato il mezzo ideale per documentare questa trasformazione di demolizione e ricostruzione in un cambiamento graduale e inesorabile che coinvolgeva soprattutto le persone, delle quali ho raccolto e riportato voci ed emozioni attraverso sguardi e gesti, che spesso spiegano molto di più delle parole”.
Come ha stabilito i luoghi da fotografare?
“Con il supporto di alcune persone coinvolte nel progetto, senza le quali sarebbe stato impossibile affrontarlo e svilupparlo, sono riuscito ad incontrare e fotografare edifici vecchi e nuovi, come persone con storie ed etnie diverse. La maggior parte delle mie foto si sono concentrate all’inizio a Landy, la zona più interessata al fenomeno e, storicamente, al centro della vita industriale della Parigi del XX secolo, dove le abitudini sono più radicate ed è più difficile adattarsi al nuovo progetto urbanistico. Poi, girovagando da solo o insieme alla mia guida del posto, ho allargato la mia esplorazione ai quartieri limitrofi interessati da questa trasformazione. Ed è stato proprio aggirandomi tra quelle strade, incontrando gente, scambiando parole con loro, che ho compreso che ‘demolire’ significa anche ‘ricostruire’”.
Negli anni lei è tornato diverse volte per fotografare quei luoghi, è corretto?
“Sì, è andata così. Sono tornato spesso proprio per documentare il cambiamento, per trasmettere il concetto prima espresso in modo completo, dall’inizio di questa trasformazione alla fine. Ogni volta ho trovato cambiamenti radicali: abitazioni, negozi e spazi che avevo fotografato, già demoliti; ruspe, calcinacci e detriti al posto delle vecchie case; ammassi di vecchia mobilia accantonati in un angolo; e sempre più numerose gru, macchinari e nuove costruzioni. Molte delle persone che avevo incontrato e fotografato impossibili da rintracciare, svaniti nel nulla come la loro casa.
Ho ritrovato per caso chi credevo di non incontrare più, ma che semplicemente abitava di fronte o aveva trasferito la propria attività poco lontano; sono entrato nelle vecchie abitazioni ancora in piedi e nei nuovi appartamenti; ho incontrato persone di varie etnie e gruppi sociali; ho mangiato il loro cibo e ho ascoltato le loro testimonianze.
Ho così scoperto che il concetto che credevo di sviluppare e l’idea che mi ero fatto, non erano gli stessi di mesi prima, ma abbracciavano un fenomeno più vasto e, soprattutto, unico e significativo a livello attuale.
Nessuna banlieue o zona periferica sta vivendo questa stessa esperienza, proprio per questa peculiarità, e cioè la convivenza nel giro di pochi metri, massimo pochi chilometri, di varie etnie, ceti sociali e situazioni eterogenee.
Ogni periferia del mondo vive situazioni simili, di modifica, allargamento, demolizione, ma solo qui abbiamo un processo connotato da un fenomeno multiculturale e assolutamente attuale che va oltre il fenomeno dell’immigrazione, ma che lo ingloba in un fenomeno molto più grande.
Ed è portando questa documentazione all’attenzione di un vasto pubblico che, supportata da un libro fotografico e mostre, credo possa ottenere non solo riscontri, ma anche possa servire d’esempio a livello internazionale, trattandosi di un fenomeno socio culturale di grande portata”.
Invitiamo ad approfondire il variegato ed affascinante mondo di Euro Rotelli al suo sito ufficiale euro-rotelli home page (eurorotelli.com)
Lisa Bernardini
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