La nostra testata è stata invitata lo scorso 27 gennaio presso WeGil, lo spazio polivalente e polifunzionale nel cuore di Roma, per visitare la mostra WARHOL and BANKSY - In mostra il confronto tra i due artisti geni della comunicazione.
Iniziata il 20 dicembre 2024 ed in programma di svolgimento fino al prossimo 6 giugno, l’ exhibition è curata da Sabina de Gregori e Giuseppe Stagnitta, ed è patrocinata dalla Regione Lazio, in collaborazione con LAZIOcrea.


Prodotta da MetaMorfosi Eventi ed Emergence Festival, documenta il percorso innovativo e rivoluzionario di due grandi artisti che hanno cambiato il modo di vivere l’arte degli ultimi 50 anni: Andy Warhol e Banksy.
Sulla difficoltà di esposizione al WeGil dei tre muri di Banksy che i visitatori possono ammirare, ce ne parla da subito Pietro Folena, l’italo-francese presidente di MetaMorfosi incontrato per l’occasione: “Noi siamo il gruppo che si è occupato di affittare questi grandi muri e di organizzarne il trasporto e l’allestimento. Sono muri di enormi dimensioni e soprattutto di grandissimo peso, in modo particolare il Seeson’s Greetings di Port Talbot in Galles; fu realizzato da Bansky a fine 2018 su un muro privato di una autorimessa; in qualche modo fu una iniziativa contro l’inquinamento terribile di quella città, famosa per questo aspetto tragico così come in Italia lo è la città di Taranto”.
Prosegue spiegando che “il privato ha venduto questo muro ad un grande collezionista, il quale l’ha donato alla città di Port Talbot per un paio di anni, ed esposto in uno spazio del Comune. Il muro ha subito nel tempo anche tentativi di vandalizzazioni, e ad un certo punto la città ha chiuso lo spazio di esposizione e questo muro - insieme agli altri due pezzi di muro in mostra a Roma, cioè Computer Boy e Heart Boy appartenenti allo stesso collezionista - è stato trasportato in un deposito al nord dell’Inghilterra”.
Apprendiamo che MetaMorfosi, per poter esporre queste opere, paga un affitto ingente, e poi utilizza un trasporto eccezionale per spostarle. Nel dettaglio, Folena ci rivela che viene utilizzato un mezzo ribassato; questi preziosi muri, che poggiano su delle strutture a cui sono agganciati stabilmente con dei ferri, vengono sollevati con delle gru’ e con altri macchinari, e così posizionati sul ribassato. Attraversando l’Inghilterra e poi la Manica, i muri hanno viaggiato dalla Francia alla Svizzera e infine sono arrivati in Italia, dove hanno già fatto diverse tappe. Ogni volta Metamorfosi riorganizza il trasporto, ed in ogni nuovo luogo di esposizione si deve studiare la modalità migliore di installazione dei muri. Nel caso del WeGil, i murales di Banksy sono rimasti fuori dal Museo perché troppo grandi, e d’accordo con lo stesso Museo sono stati esposti nel magnifico spazio storico dove si potranno ammirare fino a giugno, cioè la vecchia piscina del Palazzo del We Gil che risale agli anni 30.
“Ci abbiamo costruito sopra delle strutture ad hoc di legno e materiali isolanti, con la copertura esterna di plexigas” - conclude il presidente di Metamorfosi – “ in modo che le opere potessero essere visibili ed al contempo protette. E poi ci sono i sistemi di allarme per non avvicinarsi ai muri, che rendono ultra sicura l’esposizione”.

In totale i pezzi esposti al WeGil, tra quelli firmati Banksy e quelli firmati Warhol, sono oltre 100, provenienti da famose collezioni private di tutto il mondo e da importanti gallerie d’arte. Vi possiamo ammirare opere pregiate, dalla Kate Moss sensuale di Banksy alla posa della Marylin realizzata da Warhol dopo la morte dell’attrice nel 1962, al ritratto della Regina Elisabetta di Warhol con il diadema reale a quella di Banksy con le sembianze di una scimmia (Monkey Queen).

Via via che si percorrono le sale della mostra, si riconoscono tanti volti che spuntano improvvisamente dalle nostre reminiscenze iconografiche: ecco sfilare Mao, Lenin e Kennedy di Warhol e la Regina Vittoria di Banksy. E poi i ritratti di Grace Kelly, Mick Jagger, Keith Haring, Joseph Beuys, Liza Minelli.
Per le sale del WeGil, visibile una numerosissima produzione di Banksy con un esempio delle Soup che sono considerate post-produzione di una delle opere più iconiche di Warhol, e il famoso autoritratto, Self Portrait su tela del 1967, di Warhol messo a confronto con il muro di Banksy dal titolo Computer Boy (alcuni vedono, nel ragazzo accovacciato, Banksy da piccolo con l’identità già nascosta).

Tra i temi in comune fra i due artisti, sicuramente la Musica: in esposizione dischi e manifesti iconici dei due artisti – tra tutti la famosa banana del 1967 della copertina di The Velvet Underground & Nico, simbolo di una generazione musicale che viene messa in dialogo con l’opera di Banksy dal titolo Pulp Fiction, in cui John Travolta anziché la pistola ha in mano la banana iconica di Warhol. Non mancano nemmeno oltre 50 tra vinili di Warhol firmati e cd con la copertina realizzata da Banksy

Riassumendo in generale alcuni dei temi cari a Banksy, i cui messaggi assumono una forte valenza sociale e politica, troviamo atrocità della guerra, diritti degli omosessuali, inquinamento, sfruttamento minorile, abuso di potere.
Tra le tematiche affrontate da Warhol, invece, con i suoi colori forti in contrasto tra loro e con la sua arte che ricalca la sua natura di pubblicitario (e i prodotti che raffigura hanno infatti provenienza su larga scala), troviamo per lo più la moda, la musica, il cinema e il consumismo, che sono anche aspetti tuttora fondamentali nell'arte contemporanea.
Warhol, attraverso i suoi ready-made con prodotti di consumo, ha trasformato l’ arte in una grande performance, divenendo lui medesimo opera d’arte, l’artista un brand e gli oggetti-opera un prodotto da vendere (e dunque da pubblicizzare). Banksy, allo stesso modo, ha trasformato il vandalismo di strada in un evento mediatico globale.
“E cita (ready-made) i suoi due precursori” – spiega il co-curatore Stagnitta. “Sia Duchamp nell’incursione al Louvre di Parigi con l’opera di Mona Lisa Smile, che Warhol nell’incursione al Moma di New York con l’opera Tesco Value Soup Can. Banksy, però, pur citando, non copia: ci comunica qualcosa di più importante, e cioè che l’arte è una costruzione del mercato e del sistema del capitale”.
Stagnitta ci accompagna durante tutto il percorso e specifica meglio il sottotitolo della exhibition (In mostra il confronto tra i due artisti geni della comunicazione) per capire il senso vero di questo confronto: Banksy come Warhol sono in linea con le provocazioni del movimento Dada di inizio secolo Novecento.
“ In mostra ho creato un dialogo tra opere che sono citazioni di Bansky su Warhol.
Se si acquista il catalogo di questa esposizione, l’introduzione inizia con il confronto tra il ready-made di Duchamp della Gioconda – vera provocazione al mondo dell’arte – la Gioconda di Warhol e poi Bansky con la sua Mona Lisa Bazooka” – sottolinea il co-curatore.
Con ready-made, chiariamo il concetto, si intende il metodo di sconvolgimento e derisione dell’arte tradizionale preferito dai dadaisti. E il dada, lo ricordiamo per tutti i lettori, è caratterizzato dal rifiuto degli standard artistici, dall'irriverenza, dalla provocazione e dall'utilizzo di nuove forme d'arte. Oltre al ready-made, troviamo il fotomontaggio, il collage, le registrazioni sonore, la grafica, i manifesti.
Duchamp e il ready-made, in particolare, è stato un binomio rivoluzionario, portando alla creazione di opere uniche e mai pensate fino a quel momento. Sono oggetti pronti, “confezionati”, usati e perfino danneggiati, estrapolati dal loro contesto e resi opera d’arte tramite la semplice selezione degli stessi da parte dell’artista. Nella dissacrazione dell’arte, il ready-made nega l’arte in quanto attività manuale in favore di una nuova identità per l’opera, perché ciò che rende un artista tale non è l’abilità di manipolare la materia, ma la sua capacità di creare nuovi significati.

“Sul quadro più famoso al mondo, la Monna Lisa, Andy Warhol riprodusse il dipinto in serie, come un poster. Ci troviamo negli anni Sessanta e negli Stati Uniti della società detta dei consumi” – continua Stagnitta.
“Nascono diverse correnti artistiche e una di queste è la Pop Art. L’idea era quella di prendere oggetti e personaggi famosi e vedere come nel tempo si trasformano. La Pop Art critica il consumismo, ed è contro la standardizzazione dei gusti e dei consumi. Si pone come movimento di ribellione alla società utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione come il fumetto e la pubblicità. Ed ecco che la Gioconda, da opera d’arte di pregio comprensibile solo da pochi, diventa opera di tutti”.

Infine, Stagnitta chiarifica l’interpretazione di Banksy di Mona Lisa Bazooka. Si tratta di un murale, con Banksy che l'ha affiancata con un'arma da fuoco: una Gioconda che indossa un visore mentre punta un lanciarazzi nel tipico stile stencil in bianco e nero dell'artista.
“Ed anche qui trattasi di un ready-made”- conclude.
Insomma, WARHOL and BANKSY fa riflettere su due personalità forti e solo apparentemente distanti: da una parte il visitatore tocca con mano il favoloso mondo di Andy Warhol, cioè l’artista più fotografato al mondo e di chiara fama, mentre dall’altra ha modo di ammirare l’anonimo Banksy, che però ha reso la sua arte un evento mediatico mondiale.
Entrambi si sono trasformati in brand : Warhol continua con la Andy Warhol Foundation a produrre opere (diventate esse stesse un prodotto di consumo) anche dopo la sua morte, avvenuta oramai nel lontano 1987; dietro Banksy, genio della comunicazione, esiste probabilmente già un collettivo che continuerà la mission – lo ripetiamo - di trasformare il vandalismo di strada in eventi internazionali da prima pagina, con l’anonimato che è diventato un brand già da adesso.
L’idea vincente di questa mostra è stata investigare in parallelo gli intenti dei due artisti, trasformando l’arte in azione e rendendo la provocazione al mercato dell’arte evidente.

Potremmo concludere così questa sorta di racconto concettuale e visivo : al principio c’era Henri Robert Marcel Duchamp (per cui il genio artistico non è nella mano, bensì nell’ingegno)...poi la storia è continuata in altri luoghi e varie schegge di genialità (come nei mondi di Warhol e Banksy, dove il genio puro diventa la chiave di accesso ad uno straordinario valore artistico e commerciale).
Per ulteriori informazioni sulla mostra, consultare il sito www.wegil.it
Lisa Bernardini
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