
Si sta attualmente cercando un distributore cinematografico, e sarà probabilmente di prossima visione pure in Francia, un film che ha preso già accordi di uscita nelle sale di molti Paesi come, tra gli altri, il Canada e la Spagna.
Nei cinema italiani lo si può vedere dal 6 febbraio prodotto da Matteo Rovere, grazie a Groenlandia e Piper Film con RAI Cinema ed in collaborazione con Netflix.
La polemica che accompagna sottovoce la pellicola si porta dietro in realtà la curiosità del successo che è scaturito dalla candidatura di questo movie al Leone d'oro alla 81ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Stiamo parlando di “Diva Futura”, scritto e diretto da Giulia Louise Steigerwalt, con uno straordinario Pietro Castellitto nei panni di Riccardo Schicchi – chiacchieratissimo regista, fotografo e imprenditore italiano attivo nel mondo della pornografia e dello spettacolo scomparso il 9 dicembre 2012, titolare dell' agenzia di casting e produzione “Diva Futura” da lui fondata nel 1983 con Ilona Staller - e con un cast generale davvero di livello. Qualche nome: Denise Capezza (Moana Pozzi), Tesa Litvan (Eva Henger), Lidija Kordić (Ilona Staller) e Barbara Ronchi nei panni di Debora Attanasio.

Debora Attanasio è la protagonista della nostra chiacchierata di oggi.
“Diva Futura” fu la prima agenzia in Italia specializzata in pornografia, e le pesanti vicende legali per induzione alla prostituzione che hanno coinvolto Schicchi prima della sua morte sono volutamente escluse dalla nostra intervista, perché non siamo giudici e non ci troviamo in un tribunale. Vogliamo ripercorrere però i ricordi personali di Debora, oggi apprezzata giornalista di Marie Claire e testimone per dieci anni di un racconto di vita davvero particolare nei panni di segretaria dell' agenzia “Diva Futura. La prima edizione del libro aveva titolo

“Non dite alla mamma che faccio la segretaria. Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell'hard”, ed è diventato oggi questo racconto cinematografico di cui si parla. In contemporanea con l'uscita del film nelle sale, il romanzo autobiografico è stato appena ripubblicato dalla casa editrice Sonzogno con lo stesso titolo del film, “Diva Futura”.
Incontriamo Debora a Palazzo Grazioli, sede della Associazione Stampa Estera in Italia. Cresciuta a Roma, ha studiato Lettere e Storia e si è poi laureata in Scienze della Comunicazione. Membro dell'Ordine dei giornalisti dal 2006, ha scritto articoli per Leggo, Panorama, GQ, TuStyle, Eva 3000 e altre importanti testate. Da tredici anni scrive solo per Marie Claire.

Di cosa parla “Diva Futura”?
Di quasi dieci anni della mia vita, e di una Italia, quella degli anni '80/'90, dove Riccardo Schicchi rivoluziona la cultura di massa con la sua agenzia “Diva Futura”.
E come ci riesce?
Inventando un nuovo fenomeno – sarà chiamato porno - con l'utopia hippie dell'amore libero.
Ma lei come è entrata a lavorare con una figura controversa come Riccardo Schicchi?
Riccardo Schicchi per la mia esperienza di vita non è stato una figura controversa. Lo ricordo come un datore di lavoro rispettoso e generoso. Ho fatto la segretaria nella sede di “Diva Futura”, e ne parlo sempre volentieri perché quel periodo mi ha insegnato tanto. A sognare in primis. Sembra strano, ma è così. È iniziato tutto per caso, come succede spesso per gli accadimenti che segnano le esistenze. Dal 1992 al 2002 sono stata a contatto con un mondo che mai mi sarei immaginata di conoscere così da vicino, e che mi si sarebbe rivelato in maniera totalmente diversa da quello che era anche il mio immaginario prima di occupare quella scrivania. Avevo un mutuo importante da pagare, una situazione professionale improvvisamente cambiata, ed un amico conosciuto da poco - amico di amici - era il direttore artistico dei locali degli spettacoli di Schicchi. Una sera mi porta a vedere proprio uno di questi spettacoli, ed è stata la prima volta in cui ho incrociato una giovanissima Eva Henger con Schicchi. L' ho trovato subito simpatico, pure da lontano. Mi confido successivamente con questo amico, Alessandro - con il quale ho ripreso i contatti da pochissimo, dopo ben venti anni di silenzio – e gli rivelo di aver perso il lavoro. Lui mi segnala che a “Diva Futura” un posto da segretaria si è improvvisamente reso vacante. Avevo 24 anni, difficoltà economiche, lo stipendio di Schicchi era alto ed io ero di buona famiglia. Che fossi estranea a tutti loro probabilmente a notarlo per primo fu proprio Schicchi : sono stata l'unica a cui ha sempre dato del ‟lei”, penso per una forma automatica di rispetto. Lui attirava inevitabilmente molti balordi, ma aveva capito che io ero una ragazza di una famiglia perbene, estranea alla tipologia di persone che lui intercettava. Mi diceva sempre: ‟Lei è molto timida”. Ha iniziato lui evitando il colloquiale ‟tu”, ed abbiamo continuato su questo piano finché è rimasto in vita.
Parliamo del suo libro ‟Non dite alla mamma che faccio la segretaria. Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell'hard”.
Fu pubblicato nel 2013. Consegnai la prima bozza del volume con centinaia di pagine. I miei ricordi erano tantissimi, non fu facile selezionare. In occasione dell' uscita del film, abbiamo aggiunto nella ristampa due capitoli e cambiato titolo. Ho sempre sperato che di questa mia esperienza di vita se ne sarebbe fatto un film, per poter parlare di anni importanti per il costume del nostro Paese. E per parlare del Riccardo che ho conosciuto io dal mio tavolo di segretaria, mentre tutto il mondo lo ha visto come colui che ha guidato ‟ragazze della porta accanto” come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e molte altre, e le ha fatte diventare all'improvviso dive di fama mondiale nel mondo del porno. Con lui è iniziata una nuova era, ed è stata coniata l' espressione ‟pornostar”. Erano gli anni delle tv private, dei videoregistratori in VHS, di Ilona Staller Cicciolina che viene eletta in Parlamento con il Partito dell'Amore e di Moana Pozzi candidata a sindaco di Roma. Poi, tutto è cambiato, ma la parabola discendente di quel mondo anche Schicchi l' ha subita. Per lui, “Diva Futura” era un luogo di artiste con una libertà dai costumi, ma amava sempre ripetere ‟noi siamo amorali, non immorali”.
E' contenta di come è stato realizzato il film? La regista quale particolare pregio a suo avviso ha avuto nella trasposizione cinematografica e nelle intenzioni di regia?
Ho avuto più proposte di produzione per questa pellicola. Al di là del fatto che le altre sono arrivate dopo quella dell' attrice Greta Scarano che mi ha presentato la regista Giulia Louise Steigerwalt, non le avrei accettate perché erano a regia maschile. Sono sempre stata convinta che solo una regista donna avrebbe saputo regalare agli spettatori lo sguardo disincantato e puro che io ho avuto nel vivere quei miei anni di vita, senza soffermarsi su aspetti morbosi della storia.

Giulia Louise Steigerwalt è una professionista di grande talento, e meglio non avrebbe potuto realizzare il prodotto finale.

Gli attori sono straordinari, a partire da Pietro Castellitto che ricorda Schicchi anche nel modo di camminare. Ha regalato una interpretazione del personaggio che alla première di Venezia ci ha fatto commuovere fino alle lacrime. Ma tutto il cast in generale è stato ben selezionato, e Barbara Ronchi che mi impersona credo sia davvero perfetta nel ruolo. In alcune scene, mi rivedo totalmente in lei. La regista ha rispecchiato le intenzioni del mio libro, scritto soprattutto per far conoscere il Riccardo Schicchi visionario e sognatore che ho vissuto io, seguace di un ideale di amore libero che purtroppo è degenerato senza il suo consenso. Ad un certo punto, sono cambiati i tempi, le regole del mercato e quindi i meccanismi iniziali del gioco. Nei miei ricordi esiste una immagine di Schicchi totalmente diversa da quella pubblica negativa, ed è quella che il film ricostruisce.

Cosa ha cambiato la sceneggiatura rispetto al libro?
Pochissimo. Giusto qualche aggiustamento temporale per farla scorrere meglio, ma il film è fedelissimo al mio racconto. Ho un solo rimpianto rispetto a questo film: che Schicchi non abbia mai saputo del libro-sorpresa per lui, perché purtroppo è improvvisamente morto prima che glielo rivelassi. “Diva Futura” racconta al meglio la grande “famiglia ” che io conosciuto, nell' arco del suo snodarsi tra gelosie, tormenti e contraddizioni, fino a perdere il controllo sull'industria stessa della pornografia.
Con chi è rimasta in contatto di quella grande “famiglia ”, come la chiami lei?
Con Eva Henger sono sempre stata molto amica, a prescindere dal progetto del film. Qualche volta mi sento ancora con Milly D'Abbraccio, che però non ha voluto far parte del film.
Il pezzo forte della pellicola secondo lei?

Tutti gli attori principali, perché sono stati stati fenomenali. Di Castellitto mi colpisce sicuramente il fatto che, nonostante non abbia conosciuto Schicchi, attraverso racconti miei o di Eva Henger abbia saputo immedesimarsi così tanto nel personaggio reale; Tesa Litvan, che interpreta Eva Henger, ritengo sia gigantesca, anche nel suo monologo che si vede nel film; Lidija Kordić è praticamente la fotocopia di Ilona Staller; Denise Capezza, nei panni di Moana Pozzi, ha parlato molto con me ed è riuscita nel film a cogliere il lato nascosto di Moana, quello che Moana celava a tutti.

E poi Barbara, che io per prima ho in alcune scene confuso con me stessa: non mi ha chiesto niente, ma mi ha osservata tantissimo ed ha assorbito la mia essenza. Come del resto la regista. Quando ha spiegato il senso del film agli attori, sapeva tutto. Ha una capacità empatica straordinaria.
Soffermiamoci sulla figura di Moana e sulla sua morte in Francia. Se ne sono dette tante su questa scomparsa, che è sfociata nel mito. Come se il mondo facesse fatica a lasciarla andare, tanto da volerla tenere viva nei ricordi con complicate supposizioni.
Sono passati oltre 30 anni dalla morte di Moana, che in questo 2025 avrebbe compiuto 64 anni. Invece, se ne è andata a 33 anni all'Hôtel-Dieu di Lione, stroncata da un tumore al fegato. A tanti anni di distanza dal quel tragico giorno, è vero: sulla sua morte aleggia a tratti ancora il mistero. Anche a me hanno riferito di averla vista viva dopo la sua morte ufficiale, così come qualcun altro mi ha invece detto di aver visto le sue ceneri custodite dalla madre. Quel che è certo è che avesse una vita privata molto celata. Mi ha fatto entrare nella sua casa penso solo tre volte nell' arco di tutti gli anni di conoscenza. Io percepivo che avesse voglia di confidenza amicale, ma poi alla fine si tirava indietro. Sapevamo che fosse malata, ma la sua morte è stata improvvisa per tutti. Gli ultimi tempi si metteva sempre vicino a me mentre lavoravo. E parlavamo tanto. Lei dissimulava che fosse malata, ed io la assecondavo. Non ho mai capito se volesse negare la malattia a se stessa o al mondo esterno. L' ultima volta che l’ho incontrata è stato una quindicina di giorni prima della sua morte, e negli ultimi giorni ci siamo incontrate spesso. Era agosto. Aveva le braccia scheletriche e portava le maniche lunghe nonostante il caldo. Poi sono andata in ferie. Ho appreso la tragica notizia improvvisamente da mia madre, che aveva sentito la notizia al telegiornale e mi telefonò. Molte delle ipotesi sulla sua morte sono uscite fuori anche perché aveva una vita davvero fumosa. C'è chi dice che sia stato acceso un mutuo a suo nome dopo la dipartita, e una persona che lavorava con noi all' epoca mi ha confidato - tra l’altro lo ha fatto solo pochi giorni fa – di averla vista viva dopo la data ufficiale della morte. Un altro ha dichiarato di aver visto l' urna delle ceneri, ma un corpo in effetti non c'è, perché una sua tomba non esiste. E poi anche Schicchi ha alimentato alcune storie. Nel suo delirio, a tratti dovuto al forte diabete di cui era malato, o forse perché non ne accettava la scomparsa, ci diceva che fosse in Polinesia per lavoro. Dalla morte di Moana qualcosa certamente in Riccardo si spezzò. Era come scioccato. E anche il film lo fa capire bene.
Come descriverebbe Moana?
Di cultura, molto riservata e davvero molto bella. Una altezza di 1,78 cm, a cui si aggiungeva un tacco 12 cm che faceva in modo che, quando entrava nella stanza, stessimo di fronte ad una presenza che non passava certo inosservata. E poi aveva una pelle color alabastro che era pazzesca. Quando non sapeva una cosa la chiedeva, tipico sintomo di intelligenza. L' ho frequentata per tre anni, anche se non ero sua amica nel senso stretto del termine. In generale, direi che non aveva amiche. Forse, si trovava più a suo agio con figure maschili, ma non per motivi sessuali. Semplicemente, ci entrava più facilmente in contatto. Con me è sempre stata molto gentile, così come lo erano invero tutte quante le artiste di “Diva Futura”. Ero del resto una giovane ragazzina perbene, rispettosa, all' inizio non davo mai del “tu ” per prima. Non ho compreso la scelta di girare il suo ultimo film porno poco prima della morte, avvalendosi anche di controfigure per nascondere i segni della malattia. Avrebbe potuto rinunciarvi senza conseguenze legali. Nel film abbiamo fatto solo una ipotesi sul perché lo fece.
È una “ragazza” degli Anni 80 e 90, ed il prossimo 5 marzo compirà 58 anni. Un bilancio: che cosa rappresenta questo film per lei?
Constatare che il mio sogno di ragazza si è realizzato. Se non avessi lavorato per Schicchi, oggi non farei il mestiere che fantasticavo di fare, e che lui mi spronava ad inseguire: quello di giornalista. Quando ho deciso di smettere di lavorare per lui, ho cominciato a girare per le redazioni, ed ho iniziato a scrivere libri. Schicchi mi ha insegnato a scrivere articoli, mi ha presentato persone, e tutti nelle redazioni dei giornali mi conoscevano come la sua segretaria. Vedere la mia storia di vita sul grande schermo è stato davvero emozionante. Sono rimasta sempre legata a lui da un debito di gratitudine. Sono tante le sue lezioni importanti sul lavoro che mi sono portata dietro nella vita. Con questo film spero di essere riuscita a portare a compimento la sua missione: far capire che il sesso all' epoca era vittima della morale, e la morale non doveva esistere nel sesso. Il suo credo - lo ripeto - era “siamo amorali, ma non immorali”. Mentre qualche mese fa ero sul red carpet di Venezia, ho pensato che lui stia continuando in un certo senso a lavorare, perché la pellicola si chiama “Diva Futura”. E “Diva Futura” era lui.
Nel film si descrive bene la parabola discendente del mondo del porno verso scene di violenza.
Riccardo aveva una idea di questo mestiere che era lontana dalla trasformazione di quel mondo che poi lo ha travolto. Schicchi ha iniziato lanciando Ilona Staller come un personaggio “da sublimare”, come amava affermare. Gli piaceva valorizzare le donne nei modi più estremi, è vero, ma sempre esaltando la loro natura artistica. Poi sono stati i produttori e gli editori che hanno insistito perché si andasse dietro alle esigenze di un mercato degenerato. Il gioco è sfuggito di mano, e con internet è peggiorato davvero tutto. Questo genere cinematografico ha iniziato ad assecondare le regole della velocità di consumo, la trama non era più importante, contavano altri contenuti. Il mercato cambiava, i film si riducevano di durata. Ed ecco il prodotto “usa e getta”, e con esso le persone. Il film si ferma qui, e la mia vita è proseguita altrove. Spero però che leggiate il libro e vediate il film, per conoscere la faccia di una medaglia che io ho conosciuto.
Lisa Bernardini
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