La conoscenza a Bruxelles con Mrs. Kelly T. Clements resterà indelebile nei nostri ricordi. I suoi occhi, lucidi e vivi, ci sono sembrati fin dal primo istante di incontro due lenti speciali con cui provare ad osservare il mondo. E la sua parola, generosamente offerta al pubblico intervenuto ad ascoltarla, come un mezzo delicato per trasmettere difficili esperienze quotidiane sul campo di profonde sofferenze umane. La sua presenza fisica a Bruxelles, infine, ha significato - nel contesto della premiazione “Fair Play for Peace” 2024 - la mano tesa dell'Agenzia delle Nazioni Unite verso i rifugiati di tutto il mondo.
Kelly T. Clements è entrata a far parte dell'UNHCR, in qualità di Vice Alto Commissario, il 6 luglio 2015.
Con l’acronimo UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) si intende l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Questa Agenzia si impegna a garantire che tutti abbiano il diritto di chiedere asilo e di trovare un rifugio sicuro, dopo essere fuggiti dalla violenza, dalla persecuzione o dalla guerra nel proprio paese. Laureata in Studi Internazionali, con un Master in Affari Urbani presso Virginia Tech, in USA, Mrs. Clements è una cittadina degli Stati Uniti d'America. La sua è una esperienza professionale sul campo trentennale, sempre a contatto con le questioni relative ai rifugiati e agli sfollati. Prima di entrare nell’UNHCR, è stata membro del Senior Executive Service, ricoprendo il ruolo di Vice Segretario di Stato aggiunto presso l'Ufficio per la popolazione, i rifugiati e le migrazioni (PRM), con un ruolo di responsabilità delle questioni umanitarie in Asia e Medio Oriente e della politica globale e bilancio. Nel 2014 è stata vice capo missione ad interim presso l'Ambasciata degli Stati Uniti a Beirut, in Libano. Dal 1993 al 1996, ha prestato servizio presso la Missione Permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite a Ginevra, in Svizzera, con un incarico al Servizio Estero. È stata inoltre assistente speciale del sottosegretario di Stato per gli affari globali nel 1997-1998, ed ha ricoperto il ruolo di Senior Emergency Officer per l'Europa, i Nuovi Stati Indipendenti e le Americhe, e successivamente come Coordinatore dell'assistenza nei Balcani. Ha lavorato per l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in Bangladesh nel 1992, ed anche inviata in Albania nel 1999. Insomma: una grande esperienza in giro per il mondo, vissuta come una missione di vita.
Il linguaggio della solidarietà è una patente di umanità’ che lascia in dono una luce speciale. E noi, nello sguardo di Kelly T. Clements, durante la nostra intervista, quella luce l’abbiamo notata.
“Quando si parla di sport e rifugiati, si tratta di un campo nel quale tutti hanno e seguono le stesse regole”- ha sottolineato Mrs. Clements.
“In particolare per i rifugiati, che sono stati costretti ad abbandonare le loro case e i loro paesi di origine, lo sport significa una opportunità di sviluppare un senso di appartenenza. Il concetto di Fair Play gioca un ruolo essenziale, nelle loro vite, in chiave di rispetto”.
La chiacchierata con la nostra testata è stata resa possibile lo scorso 5 settembre grazie all’ invito dell’ European Fair Play Movement guidato dall’olimpionico Philippe Housiaux che, nella splendida Sala Gotica del Municipio di Bruxelles, ha consegnato il “Fair Play for Peace" award di quest’anno nelle mani di Mrs. Kelly T. Clements, chiamando sul palco per la foto di rito anche il co-ideatore del premio, Ruggero Alcanterini, Presidente del Comitato Nazionale Italiano Fair Play. La cerimonia si è svolta durante la Giornata mondiale del Fair Play 2024 (dalla prossima edizione, su calendario stabilito dall’ONU, The World Fair Play Day si inizierà a festeggiare in tutto il mondo il 19 maggio).
Il primo “Premio Fair Play for Peace” è stato assegnato nel settembre dello scorso anno alla giuria del Comitato per il Premio Nobel per la Pace, alla presenza dell’allora presidente Berit Reiss-Andersen. Il “Fair Play for Peace” 2024, invece, è andato all’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati: meritorio l’impegno incrollabile in iniziative come la strategia More than a Game, che promuove lo sport non solo come forma di intrattenimento, ma come un potente strumento per promuovere la pace, l'inclusione dei rifugiati nelle comunità ospitanti e la creazione di legami di solidarietà tra i popoli.
Cosa può dirci più dettagliatamente sull’ iniziativa More than a Game ?
More than a game include lo sport come veicolo per assistere i bisogni di chi fugge dal proprio paese. Oggi siamo presenti con 25 sport differenti in 96 nazioni del mondo. Si tratta di una iniziativa sportiva che ha permesso di costruire un ambiente di protezione, di offrire educazione a persone dai 13 ai 25 anni di età, per offrire possibilità concrete di sviluppo sociale. Molti sono stati aiutati a superare i traumi subiti grazie alle varie comunità che li hanno ospitati, creando un perfetto progetto di inclusione e protezione.
Parigi ha appena ospitato i Giochi olimpici e paralimpici, trasmettendo un messaggio di fraternità. In che modo questo messaggio è in sintonia con gli scopi della Sua agenzia?
I Giochi Olimpici sono un momento importante per i rifugiati: 45 atleti che hanno partecipato, dal livello più alto alla semplice adesione, sono rifugiati che hanno avuto, proprio grazie ai Giochi, la possibilità di allenarsi, di partecipare, di essere inclusi in club sportivi che hanno permesso loro di diventare parte di una nuova comunità. In questo senso, i Giochi sono un vero sinonimo di inclusione. Personalmente ero a Rio, nel 2016, per la cerimonia di chiusura, e ho visto come, in pochi anni, lo sport è cresciuto fino a diventare un autentico simbolo di protezione ed inclusione che si allinea perfettamente agli scopi dell'Agenzia delle Nazioni Unite verso i rifugiati.
Quale è il punto in comune fra il concetto di Fair Play e il valore della Pace?
Fair Play vuol dire stabilire regole, basate sull'umana decenza; creare una comunità dove ci sono molteplici interazioni. Per UNHCR il Fair Play è un modo di sottolineare elementi di pacifica coesistenza, di aiuto, sviluppo, appartenenza. Questo è il Fair Play: un veicolo per promuovere ed alimentare la pace. Parliamo di una cifra di circa 120 milioni di persone nel mondo costrette a fuggire. Sia che vivano nei loro paesi di origine o in paesi ospiti, hanno bisogno di tutto: supporto iniziale, protezione della salute, un posto dove dormire, acqua potabile, educazione. Quelli che hanno subito traumi fisici e psicologici hanno bisogno di strutture dove possano recuperare e ricostruire un presente ed un futuro. In questo senso, lo sport non è solo un gioco, ma una vera maniera di offrire ricostruzione e guarigione dalle tante sofferenze patite.
Cosa significa per l’Agenzia delle Nazioni Unite verso i rifugiati ricevere il Premio “Fair Play for Peace”?
Siamo profondamente grati di essere i secondi assegnatari di questo premio. Mi sono personalmente commossa nell'accettarlo per conto dell'UNHCR, ma anche per conto dei 120 milioni a cui ho accennato poco fa. Sport inteso come protezione e inclusione: questo premio è il simbolo del nostro sforzo di creare, attraverso 25 sport differenti in quasi 100 paesi, un network di accoglimento e protezione. “Fair Play for Peace” è un gradito riconoscimento in tal senso del nostro impegno sul campo.
Se avesse una bacchetta magica, che cosa Lei vorrebbe realizzare per tutti i rifugiati di questo mondo?
Emana bellezza il concetto di Fair Play: vuol dire che siamo tutti uguali, che abbiamo e rispettiamo le stesse regole e principi, e che questi valgono proprio per tutti, indistintamente. Il Fair Play si basa sulla dignità umana, e, in sé, include ognuno di noi. Per quanto mi riguarda, vorrei che vincesse la pace: tutti potrebbero rimanere così nelle loro case, impegnati nelle loro attività, con cibo a disposizione ed opportunità di crescita.
Bruxelles è uno dei quartier generali dell’Unione Europea. In qualità di Vice Alto Commissario UNHCR, che messaggio le piacerebbe far arrivare al corpo delle Nazioni Europee?
L' Unione Europea è stata molto generosa nel supportare quello che facciamo in Agenzia. Il numero delle persone che sono costrette ad abbandonare i paesi di origine è in costante aumento a causa di guerre e disastri naturali. Le politiche implementate dalla Comunità Europea sono importanti, soprattutto nel tentativo di gestire al meglio il flusso dei migranti in maniera dignitosa. Come testimonia del resto il recente patto sull'immigrazione. Nel 2022 la Comunità Europea ha adottato una protezione totale per i rifugiati dell'Ucraina, e questo ha permesso di offrire immediatamente educazione per i bambini, assistenza sanitaria, alloggi e supporti di ogni genere. Noi speriamo che una simile iniziativa possa essere adottata per ogni altra nazionalità. Questo è il modello ideale che dobbiamo seguire per ogni paese.
Il tempo stringe: Mrs. Kelly T. Clements ha un volo aereo da prendere per tornare ai numerosi e preziosi impegni di lavoro. Come ultima domanda, una curiosità personale: se abbia mai praticato sport nella sua vita. Ci ha risposto: “Certo! Da giovane ho praticato softball e basketball. Adesso, essendo un po' meno giovane, amo il golf, al punto di essere quasi arrivata alle porte del professionismo. Tra l'altro, il golf è ormai uno sport olimpico!”
Henry David Thoreau - saggista, poeta e filosofo americano – tra le sue riflessioni sulla vita e le ingiustizie, ci ha lasciato una grande verità : La solidarietà è l’unico investimento che non fallisce mai.
Lisa Bernardini
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