Gwendolyn Simpson Chabrier: curiosità per il suo libro “Vite ribelli. Madame Claude ed il business del piacere”
- Cédric MOREL

- 16 nov.
- 6 min de lecture
In anteprima per la nostra testata, vi anticipiamo il contenuto del libro che sarà pubblicato tra pochi giorni, firmato da Gwendolyn Simpson Chabrier, originaria di New York. Il titolo del suo lavoro: “Vite ribelli. Madame Claude ed il business del piacere” per i tipi di Armando Curcio Editore.

L'autrice ha trascorso molti anni tra Francia e Stati Uniti prima di trasferirsi come base a Roma. Dopo il Bachelor of Arts e il Master of Arts presso l’Universita’di New York, ha proseguito gli studi in Letteratura ad Harvard e ha ottenuto il dottorato alla Sorbona di Parigi. Ha insegnato alla New York University, all’Università di Rouen e alla Sorbona, e per diversi anni ha lavorato come agente letterario per le edizioni Lebaud di Parigi. È autrice di: Norman Mailer. L’uomo che si proclamò Messia (Eurilink); Dietro il filo spinato (premio Bancarella Romana 2010). Ha pubblicato per Armando Curcio Editore: Un destino asiatico (2014); L’India degli Intoccabili (2015, premio Nabokov); Le famiglie di Faulkner: una saga del Sud (2016); Le bambine scomparse dell’Asia (2018, premio Books for Peace 2019); La saga di una famiglia anglo-indiana (2020); Figli ad ogni costo (2022, premio internazionale ASAS); Post Covid e New Generation (2024).

Il nome di Madame Claude evoca un mondo di lusso, potere e segreti inconfessabili. Per decenni, è stata la maîtresse più famosa di Francia, la regista occulta di uno spettacolo scintillante i cui attori erano i potenti della Terra: capi di stato, industriali, aristocratici e star del cinema. Il suo nome era la chiave d'accesso a un impero del piacere dove ogni desiderio veniva esaudito, a patto di poterselo permettere.
Tuttavia, dietro la facciata impeccabile della donna che trasformò il sesso in un'arte e in un business multimilionario, si nasconde la storia ben più complessa di Fernande Grudet, una ragazza di provincia spinta da un'ambizione feroce e da profonde insicurezze. La sua vita, al di là del mito, è una parabola di potere, inganno e solitudine, segnata da verità sorprendenti che ne ribaltano l'immagine pubblica.
Uno sguardo unico sulla donna che, partita da un'umiliazione, arrivò a tenere in pugno il mondo intero, per poi perdere tutto. L'incredibile ascesa di Fernande Grudet, la futura Madame Claude, non fu alimentata dal desiderio di ricchezza, ma da una profonda ferita narcisistica. L'evento scatenante fu un commento crudele ricevuto durante l'adolescenza dal suo cugino preferito, Bernard. Durante un alterco, lui la costrinse a guardarsi allo specchio e le disse: «Povera cuginetta, ma guardati… Sei e sarai sempre così brutta che nessun uomo ti vorrà». Quell'umiliazione la segnò per sempre, convincendola che, per compensare la sua presunta bruttezza, avrebbe dovuto primeggiare in qualcos'altro.
Come lei stessa ricorderà da adulta, fu in quel momento che capì il suo destino, comprendendo «che non avrei mai potuto essere come tutte le altre ragazze, per cui non avevo altra scelta se non di eccellere in qualcosa».
Per costruire il personaggio di cui aveva bisogno per dominare il mondo, Fernande attinse a una straordinaria mitomania. Provenendo da una famiglia modesta (suo padre vendeva caffè e panini con un carretto alla stazione di Angers), si inventò un'infanzia aristocratica, con studi in collegi d'élite e fratelli immaginari. In questa sistematica reinvenzione di sé, omise però, con profonda ironia, un suo vero successo: all'età di dodici anni, aveva vinto due premi scolastici, uno dei quali per i suoi «elevatissimi valori morali». Questa bugia per omissione, unita al bisogno di cancellare le sue umili origini e l'insulto subito, fu il vero motore che la trasformò da Fernande Grudet a Madame Claude.
Non era una semplice maîtresse: non si limitava a reclutare ragazze. Le creava. Come un moderno Pigmalione, prendeva giovani donne di umili origini e le trasformava in cortigiane perfette, compagne ideali per l'élite mondiale. Le sue claudettes, come venivano chiamate, non erano semplici prostitute, ma opere d'arte modellate per incarnare un ideale di eleganza, cultura e raffinatezza.
Il processo di trasformazione era meticoloso e totalizzante. Claude investiva personalmente ingenti somme per “perfezionare” ogni aspetto delle sue protette, sottoponendole a un vero e proprio programma di formazione: lezioni di lingue, cultura generale e galateo per poter conversare brillantemente con chiunque; rinnovamento completo del guardaroba con abiti firmati dai più grandi stilisti; interventi di chirurgia estetica (nasi, seni, denti) da lei finanziati; controlli ginecologici settimanali, lezioni di dizione per cancellare accenti plebei e corsi di portamento. Il suo obiettivo finale era renderle così perfette da poter sposare i loro potenti clienti. E ci riuscì: tra gli scapoli condotti all'altare dai suoi “cigni” si annoverano «due marchesi francesi, un duca portoghese, un conte olandese, un armiere internazionale e uno dei maggiori battitori d’asta newyorchesi». Era la sua vendetta, un modo per infiltrare e conquistare dall'interno quel mondo che l'aveva inizialmente respinta.

«[voglio] spedire le donne come missili teleguidati affinché realizzino in mia vece quell’impresa distruttiva e seducente della quale mio cugino Bernard mi aveva privata in una sera d’estate».
Nonostante la sua apparente freddezza, nella vita di Claude ci fu un legame profondo: quello con la cugina americana Alexandra. Opposte e identiche, Alexandra era una bellissima ereditiera del mondo diplomatico WASP, Fernande una ragazza francese di estrazione operaia, “bruttina”ma intelligentissima. Quando si incontrarono da adolescenti, si riconobbero subito come “anime gemelle”. Entrambe conquistarono il mondo, anche se in modo diverso. Entrambe determinatissime a sfidare i ruoli limitanti imposti alle donne dalla società: la santa o la puttana. Alexandra, espulsa da un collegio d'élite, fu spedita in India sulla “Flotta pescatrice”, una vera e propria istituzione per la “caccia al marito nel Raj”. Lì usò la sua bellezza per accalappiare subito il suo primo marito, Vijay Nehru, dando inizio a una vita di matrimoni seriali per ottenere status e ricchezza. Fernande, sprovvista di quella bellezza, trasformò il corpo delle altre donne in un impero commerciale.
Entrambe pagarono un prezzo altissimo per la loro ribellione, morendo sole e abbandonate. Tuttavia, la loro sconfitta non fu identica. Alexandra, dipendendo sempre dai suoi mariti, si ritrovò vulnerabile. Fernande, rimanendo nubile e indipendente, si rivelò «assai meno vulnerabile rispetto a mia madre», come si fa dire alla figlia di Alexandra nel libro “Vite ribelli”. Una distinzione cruciale nella cronaca delle loro esistenze non conformi alla morale corrente.
Per circa vent'anni, l'impero di Madame Claude operò apparentemente al di sopra della legge. Il suo segreto non era solo l'abilità imprenditoriale, ma una potente protezione che arrivava dalla polizia francese e dalla Brigade Mondaine, i servizi segreti. La sua rete di ragazze, a contatto con gli uomini più potenti del pianeta, era una fonte inestimabile di informazioni, rendendola di fatto un'agente non ufficiale e garantendole una quasi totale immunità.
La sua caduta iniziò quando l'arroganza la portò a sfidare l'uomo più potente di Francia. Il presidente Valéry Giscard d'Estaing si era infatuato di Catherine Rosier, una delle sue claudettes più carismatiche. La storia che segnò la fine di Claude fu ben più di un semplice rifiuto. Una notte, mentre Giscard d'Estaing era a letto con la Rosier, la sua gelosa compagna africana fece irruzione nell'appartamento. Folle di rabbia, afferrò il presidente e lo buttò fuori di casa, lasciandolo «nudo come un verme» in mezzo alla strada. L'umiliazione fu intollerabile. Per vendetta, Giscard d'Estaing le scatenò contro l'unica arma che poteva distruggerla senza svelare i segreti di Stato: il fisco. Accusata di evasione fiscale, fu costretta a un lungo esilio per sfuggire al carcere.
Il contrasto tra il culmine del suo potere e gli ultimi anni della sua vita è brutale. Dopo aver gestito un business che le garantiva suite al Ritz, l'esilio a Los Angeles si rivelò un fallimento. Al suo ritorno in Francia, l'attendeva l'arresto e la dura realtà del carcere di Fleury-Mérogis, uno dei peggiori del paese.
Ciò che la ferì più profondamente fu l'abbandono. Quasi tutti i potenti clienti che aveva servito e protetto le voltarono le spalle. Le eccezioni furono pochissime: Gianni Agnelli, che continuò a inviarle assegni anonimi, e la scrittrice Françoise Sagan. Il colpo di grazia, però, venne dal fallito tentativo di riconciliazione con la figlia Anne, che aveva abbandonato fin dalla nascita. Le parole di Anne, anni dopo, rivelano il costo umano delle scelte di Claude: «Le chiedevo di amarmi, ma non l’ha mai fatto... Non ha mai cercato di proteggermi. Non mi ha mai detto che mi voleva bene».
I suoi ultimi anni li trascorse a Nizza, in un piccolo appartamento affacciato sul mare. La donna che aveva vissuto al centro di una rete globale di potere e desiderio finì i suoi giorni circondata unicamente da cinque gatti, simbolo tragico della solitudine che segnò la fine di una vita vissuta sempre sotto i riflettori.
Un libro che consigliamo, acquistabile anche dall'estero: dal 28 novembre reperibile non solo nelle librerie italiane, ma anche in tutte le principali piattaforme on line.
Buona lettura!
Lisa Bernardini




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