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Monica Bellucci: “Mi sento profondamente italiana, ovunque vada”

Area riservata dell’Hotel Bulgari di Roma, dove giornalisti accreditati attendevano la diva internazionale per un confronto corale. La visione avuta è stata quella di una donna raffinata e chic, in un completo giacca e pantaloni nero, dalla figura elegante e con un lento incedere mentre si accomodava alla postazione indicata.


FOTO DI_©Anton Ovcharov

La chiacchierata, seppur molto breve, con Monica Bellucci è stata possibile in occasione dell’assegnazione del Premio Globo D’Oro alla carriera assegnatole dalla Associazione della Stampa Estera in Italia, di cui LA VOCE fa parte. Tante le emozioni e le sensazioni provate, perché Monica Bellucci è sicuramente un incontro umano e professionale che non lascia indifferenti. Dopo Sofia Loren, è l’attrice italiana dal taglio più internazionale che abbiamo. Una immagine blindata, e una carriera costruita con intelligenza e dedizione, che l’ha portata nel 2003 ad essere anche madrina al Festival di Cannes, e poi con lo stesso ruolo nel 2017. Due figlie dall’ex marito Vincent Cassel: Deva, nata nel 2004 e che sta seguendo le orme dei genitori, e Léonie, nel 2010. Oggi Monica ha un nuovo amore, Tim Burton, uno dei registi di maggiore successo commerciale della storia del cinema, famoso per il suo cinema dalle ambientazioni spesso fiabesche e gotiche. Candidato un paio di volte all’Oscar, vincitore di un Golden Globe nel 2008 per il miglior film commedia con “Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street”,  è il più giovane regista della storia ad aver ricevuto a Venezia un Leone d'oro alla carriera nel 2007.


©Svetlana Lisichnikova_MonicaBellucci

Sono molto onorata di questo riconoscimento” - ha esordito Monica in conferenza. “Ringrazio davvero tutta la giuria, perché’ questo premio significa segnare in qualche modo un percorso di vita. Il mio è stato un po’ atipico”.


Nata a Città di Castello, in Umbria, il 30 settembre 1964, quest’anno spengerà le candeline dei 60 anni. Un’età importante, che la vede serenamente accettare l’avanzare del tempo.


Mi piace molto il fatto di non essere sempre attrice, ma anche spettatrice, e di guardare le cose con la giusta distanza. Anche il tempo che passa fa in modo che io possa essere un cuscino per le giovani generazioni, sia come donna che come attrice.  E’ bello guardare giovani uomini e donne che prendono spazio, che volano…la mia esperienza, la mia storia, il mio percorso, possono così servire a qualcosa”.


Dopo essersi trasferita a Milano per fare la modella – e modella lo è diventata davvero, con grandissimo successo, poiché’ considerata una delle più celebri sex symbol a cavallo tra gli anni 1990 e 2000 - esordisce sul grande schermo con La Riffa (1991) di Francesco Laudadio. L’anno seguente appare in “Dracula” di Bram Stoker (Bram Stoker’s Dracula) di Francis Ford Coppola, ed è la prima di tantissime collaborazioni internazionali. Molti i film esteri con la sua partecipazione. Partendo dalla Francia,  dove ha vissuto con l’ex marito Cassel e dove ancora attualmente vive dopo la rottura del matrimonio, ricordiamo qualche titolo:  “Irréversible”, di Gaspar Noé, nel 2002; “L'appartement”, di Gilles Mimouni, nel 1996, per il quale è stata candidata al César; “Dobermann”, nel 1997, di Jan Kounen.


E’ arrivata ad approdare a Hollywood, e comunque a lavorare con  registi d’Autore molto celebri.  Ricordiamo i  due “Matrix” nel 2003 (con i Wachowski); nel 2004  “La passione di Cristo” di Mel Gibson; “007 Spectre” di Sam Mendes nel 2015 (con Daniel Craig nei panni di James Bond), e  “On the Milky Road” di Kusturica nel 2016. Abbiamo accennato solo a qualche titolo di una carriera intensa, con una ottantina di film. Recente il successo di “Mafia Mamma” di Catherine Hardwicke dello scorso anno, in cui ha letteralmente oscurato la coprotagonista Toni Collette. Nel suo percorso ha fatto di tutto, oltre a calcare le passerelle e a recitare nel Cinema: le va riconosciuto un grande eclettismo artistico, dalle pubblicità alle esperienze in tv, dal doppiaggio al teatro (è stata protagonista, nella tournée teatrale internazionale, dal 2019 al 2023, del testo scritto e diretto da Tom Volf dal titolo “Maria Callas - Lettere e memorie”, dove Monica racconta Maria, che poi lo scorso anno è diventato un docufilm presentato alla 18ª Festa del Cinema di Roma). E adesso, dopo svariati riconoscimenti, ecco arrivare il Globo d’Oro che premia un intero percorso.


Grazie per aver pensato a me, un premio non è mai scontato” – ha ammesso dopo i complimenti dei presenti per questa ultima assegnazione. “Si fa questo lavoro affinché in qualche modo sia riconosciuto. Ogni attore non decide la sua strada a tavolino. Contano molto le scelte, l’istinto, il cuore, non sapendo bene cosa succederà”.


Per quanto riguarda i nomi italiani che l’hanno diretta, ricordiamo tra gli altri Giuseppe Tornatore, con cui ha lavorato per Malèna (2000);  Baarìa (2009), e Gabriele Muccino, con Ricordati di me (2003); "N (Io e Napoleone)” del 2006 e “Siccità” del 2022, entrambi di Paolo Virzì.  


A proposito di Malèna, in conferenza ha iniziato parlando proprio di questo momento preciso della sua carriera.


Malena è un film che per me ha contato moltissimo, e mi ha aperto tante porte. Ringrazio tutti i registi italiani con cui ho lavorato, anche se va detto che sono molti anni che vivo all’estero ed il mio è stato più un percorso internazionale. Forse questo mio non appartenere ad una famiglia di Cinema ha fatto sì che io mi sia ritrovata a lavorare con i registi più diversi, da Sam Mendes a Andy Wachowski e Lana Wachowski, passando per Emir Kusturica e Gaspar Noe.  Sam Mendes e Kusturica in particolare sono stati importanti per i miei 50 anni.


Tutti registi dentro mondi molto particolari: “Sempre storie uniche da raccontare” – specifica Monica.


Mi sono ritrovata molto spesso a raccontare donne in universi maschili. Donne in una società dominata dall’uomo, che di questa situazione ne erano spesso vittime. E, forse, in un momento storico in cui il mondo femminile ha un impatto così importante nella società, mi rendo conto oggi del percorso che ho compiuto. Si può analizzare il bilancio di ciò che si è fatto dopo tanti anni. Penso che, attraverso le proprie scelte artistiche, si vogliano inconsciamente raccontare cose e situazioni. Intendo dire che le scelte artistiche parlano, ma esattamente di cosa lo si realizza quando un po’ di   tempo è passato. Sicuramente, mi sono raccontata nei miei film anche come donna”.


Notizia freschissima quella che “Beetlejuice 2”, dove la troveremo interprete, diretto dal compagno Tim Burton, aprirà l’81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Nell’incontro non ha voluto entrare nel dettaglio della pellicola, pur anticipando che si è trattato di una esperienza molto bella. Ha aggiunto solo che ha provato una grande felicità per questa notizia, appresa proprio da Tim il giorno prima di ritirare il suo Globo d’Oro alla carriera. Ha dato appuntamento a tutti in Laguna per parlare di questo nuovo film.


Sul mestiere dell’attrice, ha una opinione ben precisa.


Quello che mi piace molto del mio lavoro è la parte imprevedibile: succedono cose che sono veramente magiche. Nella vita di tutti, del resto, esiste sinergia fra noi e il mondo. Mi è accaduto molte volte di essere stupita da ciò che poi mi è accaduto in seguito. Ad esempio, quando ho incontrato Giuseppe Tornatore, avevo visto ‘Nuovo Cinema Paradiso’, e per me era un desiderio grande quello di lavorare con lui. E poi è arrivato il personaggio di Malena, anni dopo averlo incontrato. Tornatore aveva questa storia in testa e mi ha richiamata quando la storia è stata scritta. Anche nel caso di Matrix: ero a Parigi, sono andata a vedere quel film e sono uscita dal cinema dicendomi che avrei adorato essere nel cast di una pellicola del genere. E poi, quando sono andata in America, ho incontrato i  Wachowski che mi proposero il ruolo della seducente Persephone”.


Alla domanda su quali siano le donne a cui si è ispirata, non ha avuto dubbi:


Sono una vintage degli Anni 90, provengo da quel mondo lì. Donne come Silvana Mangano, Anna Magnani, Monica Vitti, Giulietta Masina, Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Lea Massari, Claudia Cardinale - molte hanno lavorato anche in Francia – sono stati i meravigliosi occhi attraverso i quali io ho sognato il cinema. Così diverse tra loro, con femminilità diverse, ma con un modo speciale di raccontare il cinema che in qualche modo le accomuna”.


Ha poi aggiunto: “La femminilità delle donne italiane è attaccata alla terra, ha qualcosa di ancestralmente drammatico. Le donne francesi hanno un modo ugualmente interessante di raccontare il cinema e di proporre la femminilità, ma lo fanno in maniera differente da noi”.


Guardando indietro, dice di se stessa: “Penso di essere rimasta uguale. Sono invecchiata, ho più esperienza e sto più attenta, ma per tante cose sono rimasta la stessa ragazza uscita fuori dal Liceo Classico di Città di Castello”.


Qualche altra curiosità emersa grazie alle domande poste dai colleghi presenti: della Russia non ha mai dimenticato l’emozione di essere entrata a vedere i ballerini del Bolshoi (“Una delle più grandi emozioni della mia vita: spettacolo di una  spiritualità estrema”) e ha confessato che le sarebbe piaciuto interpretare Anna Karenina, il magnifico personaggio dell’opera di Lev Tolstoj.


Il suo luogo del cuore a Roma, dove ama passeggiare, è Villa Borghese. Non ha voluto rispondere sulle prossime elezioni francesi, e ha ricordato una canzoncina serba, accennandola con la voce. Ha girato tutto il mondo, si confessa un po’ stanca della vita  nomade.


Nel breve momento riservato alla nostra testata, abbiamo parlato di italianità e connazionali.


Monica, hai contatti amicali con la comunità italiana che vive come te in Francia?

“Sì. Ho molti amici italiani a Parigi, e non solo francesi”.  


Dopo tanti anni in Francia, in cosa sei rimasta italiana, e in cosa sei diventata francese?

“Mi sento profondamente italiana, ovunque vada. L’unico passaporto che ho è quello italiano. A volte provo il sentimento di sentirmi una straniera dappertutto. Riconosco però che la Francia è nel mio cuore, vivo lì da tanto tempo.  Ho sempre considerato gli italiani ed i francesi come cugini: non c’è una grande differenza, per me. La cultura ci unisce da sempre, perché il cinema italiano ha sempre fatto parte del cinema francese, e viceversa. Siamo sempre stati una fonte di ispirazione gli uni per gli altri”.


Qualche esempio?

“Basti pensare a tutti gli attori italiani che hanno lavorato in Francia, da Mastroianni a Claudia Cardinale, e a tutti gli attori francesi che similmente hanno fatto parte del cinema italiano. Abbiamo culture vicine. Oggi mi sento anche che potrei ritornare a vivere in Italia”.


Davvero?

Forse sì, perché con il tempo, dopo 40 anni che sono in giro per il mondo, sarebbe bello fermarmi e ritornare. Se sarà davvero così, ve lo farò sapere”.


Ad un certo punto, durante questo incontro, Monica ha affermato: “Al di là dell’età’, è l’energia che fa le persone”.


Il tempo concesso ai giornalisti è stato davvero poco, ma di Monica Bellucci siamo riusciti ad intravedere un piccolo spiraglio di anima. È l’ora dei saluti, di un applauso spontaneo, del nostro arrivederci. Ci siamo dati appuntamento alla serata finale che si è svolta con grande successo dopo qualche ora, e dove l’abbiamo teneramente vista arrivare, mano nella mano,  proprio con il suo Tim, giunto a Roma per starle vicino. A guardarli, ci è sembrato un grande amore, e glielo auguriamo.


Lisa Bernardini

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